Pisa, 12 maggio 2016 – “A Calci arriveranno tre sacerdoti dehoniani, che dal prossimo autunno si occuperanno anche di ‘’Misericordia Tua”, la struttura d’accoglienza per favorire il reinserimento sociale di chi esce dal carcere voluta dalla diocesi come opera segno del giubileo straordinario della Misericordia”. Ad annunciare l’arrivo in Val graziosa dei tre religiosi dell’ordine francese è stato don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana di Pisa, durante l’incontro tenutosi ieri, 11 maggio, all’ex convento dei cappuccini “Fra certezza della pena e percorsi di recupero: la giustizia riparativa e il reinserimento sociale dei detenuti”.
I tre padri dedicheranno la loro quotidianità alla casa famiglia riservata ai detenuti del ‘Don Bosco’ che godono di una misura alternativa alla pena, struttura che sorgerà nella canonica di Sant’Andrea a Lama. Fra loro ci sarà sicuramente anche padre Elio Dalla Zuanna, fino al prossimo settembre assistente spirituale nazionale delle Acli e, a tutti gli effetti al servizio della comunità calcesana. “Cerchiamo di pensare a una casa tra le case – ha continuato don Morelli – si tratta di una realtà dove è fondamentale guardare oltre e noi percepiamo che è altrettanto fondamentale incoraggiare questi cammini di riabilitazione”. Presenti all’incontro anche il direttore della casa circondariale di Pisa, Fabio Prestopino, e la presidentessa nazionale del Seac (coordinamento enti e associazioni di volontariato penitenziario), Luisa Prodi, che hanno commentato il valore riabilitativo della pena e l’importanza delle misure alternative al mondo carcerario.
“La scommessa su cui si sta puntando, forse ci dovevamo pensare anni fa, è sull’esecuzione penale esterna. – ha detto Prestopino – La casa ‘Misericordia tua’ si proietta in questa direzione e deve ricevere l’appoggio della comunità, non la sua opposizione”.
Dello stesso avviso anche Luisa Prodi, che ha criticato la logica detentiva impiegata nel nostro Paese. “Si cerca di dare una risposta in termini di carcere come se fosse l’unico strumento utilizzabile – ha affermato – dobbiamo fare nostre le raccomandazioni dell’Unione Europea, che considerano il carcere come estrema ratio: la rieducazione, dove possibile, deve avvenire in un contesto di libertà”.