Hanno scaricato i generi alimentari dai furgoni e li hanno posizionati sugli scaffali della “Cittadella della Solidarietà”, lo speciale supermercato che in un anno ha assicurato sostegno alimentare a oltre settecento persone. E poi incontrato gli operatori di “Progetto Homeless”e visitato l’asilo notturno di via Conte Fazio e la Tenuta di San Rossore e lavorato la terra nell’orto sociale dei “Volontari di Quartiere”, l’associazione composta da residenti del Cep e di Porta a Mare. E’ andata in archivio lo scorso fine settimana “L’estate al servizio”, i campi di lavoro e confronto con il mondo delle povertà e del disagio organizzati dalla Caritas diocesana e che hanno coinvolto circa 80 adolescenti fra gli undici e i diciannove, provenienti da associazioni e gruppi parrocchiali, ma anche singoli semplicemente incuriositi dall’esperienza, suddivisi nei quattro turni programmati (dal 24 al 26 giugno, e poi dall’ 1 al 3, dall’8 al 10 e dal 15 al 17 luglio). Una ventina, invece, gli animatori che si sono alternati fra operatori, ragazzi e ragazze in servizio civile e volontari.
L’arrivederci al prossimo anno è stato dato con una festa ospitata, ovviamente, sempre nelle strutture della “Cittadella della Solidarietà”, l’opera voluta dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto per ricordare l’850esimo anniversario della morte di San Ranieri, patrono della città e della diocesi e a cui hanno preso parte quasi un centinaio di persone: tanti giovani, ma altrettanti genitori che hanno avuto anche la possibilità di visitare la “Cittadella della Salidarietà”.
Bilancio decisamente positivo per il direttore della Caritas don Emanuele Morelli: «Intanto per i numeri dei partecipanti che sono andati
e che avrebbero potuto anche essere più alti se non avessero deciso di mettere un limite intorno ai venti giovani per ciascun turno in modo avere la possibilità di costruire relazioni significative con tutti i partecipanti. E poi per l’accoglienza positiva che ha incontrato la nostra proposta sia da parte dei ragazzi che dei genitori, elemento che ci ha permesso di coinvolgere anche le famiglie all’interno di una riflessione sulle povertà e gli stili di vita».