Sarcofago, 20 aprile 2016 – Un invito ai leader politici “in nome dei migranti forzati, specialmente gli anziani, gli ammalati e i bambini: cercate di sentire la voce della gente che soffre. Toccate le mani della mamme, sentite l’odore delle famiglie. Forse la realtà, che è più grande delle idee e delle teorie ideologiche, può toccare anche il cuore e la coscienza”: è il forte appello lanciato oggi, mercoledi 20 aprile, dal cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila e presidente di Caritas internationalis, parlando ai giornalisti dopo il suo intervento al 38esimo convegno delle Caritas diocesane in corso a Sacrofano. Il tema dei profughi che vengono respinti dai Paesi europei è stato toccato più volte nella sua relazione: “Respingere i profughi, ci ha detto il Papa è un atto di guerra, un altro capitolo di quella guerra mondiale – ha ricordato -. Troppo spesso le risposte concentrano la propria attenzione nella costruzione di muri e barriere piuttosto che mettere mano con coraggio alle cause di quei fenomeni che si vogliono combattere, mentre è più facile combattere e isolare gli effetti”. “I muri esteriori – ha precisato – scaturiscono dai muri interiori di pensiero e atteggiamenti che vengono dalla paura, da un timore della realtà della sofferenza del mondo. Noi abbiamo paura di vedere le conseguenze delle nostre decisioni sbagliate, però non vogliamo vedere la verità e per proteggere noi stessi la risposta è costruire muri nel cuore e nella mente, che diventano muri esteriori”.
L’illusione, infatti, per il presidente di Caritas Internationali è che “controllare i poveri consenta di controllare la povertà, tenerli a distanza ci fa credere che non ci siano, oppure che siano abbastanza lontani da non minacciare i nostri privilegi”. La verità, però, è che “se si allontanano i poveri si nasconde il vero motivo e si cerca di costruire un mondo piccolo per noi stessi. Si rimane nella nostra ‘comfort zone’ senza vedere che la realtà è fatta di tanti fratelli e sorelle che non hanno la possibilità di vivere una vita dignitosa come esseri umani”. In questo modo, ha affermato, “gli esclusi diventano scarto, da spremere ancora un po’ per estrarre quel poco di ricchezza che ancora rimane: da parte di trafficanti senza scrupoli, datori di lavoro disonesti e, più recentemente, anche alcuni Paesi cosiddetti sviluppati, nei quali si propone di confiscare i pochi beni di chi scappa dalla guerra in conto contributo per le spese dell’accoglienza”.
Non è mancato neppure qualche riferimento all’attualità strettamente italiana: “Non so la ragione di questa opposizione però suggerisco di tenere sempre aperta la comunicazione con queste famiglie di rifugiati” ha detto, infatti, il cardinale Luis Antonio Tagle ai giornalisti che riferivano di critiche a Papa Francesco per aver portato in Vaticano, dopo la sua visita a Lesbo, solo profughi musulmani. L’arcivescovo di Manila ha raccontato con molta commozione due episodi di incontro diretto con i siriani. “A Idomeni ho incontrato un ragazzo musulmano che viaggiava da solo – ha detto -. Gli ho chiesto in inglese da dove veniva. Ha risposto: ‘Dalla Siria’. E i genitori? ‘In Siria’. Perché viaggi da solo? ‘I miei genitori mi hanno detto: vai, vai’. Gli ho dato un pacchetto di pane e lui mi ha domandato. ‘Sei musulmano?’ E io: ‘No, sono cristiano’. E lui mi ha guardato con tenerezza”. Nel campo profughi in Libano che accoglie i siriani il cardinale Tagle ha invece visto un anziano musulmano “che parlava vivacemente, quasi danzando. Ma io non capivo l’arabo. Ho chiesto ad un sacerdote libanese di tradurre il suo messaggio. Era un ringraziamento alla Chiesa, ai cristiani, alla Caritas. Ci ha detto: ‘Voi siete l’unica comunità che si ricorda di noi’”.