“Accoglienza antidoto a paura, rabbia e chiusura”. Il documento dei vescovi della Toscana: il testo integrale.

Carissime sorelle e carissimi fratelli,

Il periodo natalizio introduce le comunità cristiane alla contemplazione del mistero luminoso di un Dio che incontra l’uomo, scegliendo per sé la parte degli ultimi, dei più vulnerabili.

La Chiesa celebra il mistero di grazia dell’Incarnazione, in una ricerca appassionata del volto di Dio nei fratelli e vive la quotidiana rivelazione dell’incontro con il Cristo nell’accoglienza dei poveri, dei fragili, degli esclusi, delle vittime della storia.

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Premessa: condividere i dolori e le ansie del tempo presente alla luce della Grazia

In questo particolare anno, che ci ha visto celebrare il Giubileo straordinario della Misericordia, le nostre Comunità si sono fatte vicine ai fratelli e alle sorelle del Centro Italia colpiti dall’immane tragedia del terremoto dell’agosto e poi dell’ottobre. Abbiamo pianto insieme le molte vittime e la devastazione di quei luoghi impastati di storia e di spiritualità millenaria. La Chiesa ha saputo stringersi nel dolore con le comunità colpite e ha intrapreso un silenzioso percorso di accompagnamento che si esprime in gesti concreti di solidarietà, volti alla ricostruzione dei luoghi e a ristabilire le condizioni perché quelle comunità possano tornare ad abitare le loro terre.

A quelle donne, uomini, bambini e anziani così duramente colpiti, va il nostro pensiero accorato di bene e di solidarietà e per loro continua ad alzarsi la nostra preghiera.

Con loro ricordiamo al Signore anche i molti fratelli e le molte sorelle nelle nostre comunità e in tutto il mondo che sono colpiti dal lutto, dalla malattia e dalle difficoltà economiche. Ricordiamo le vittime dei conflitti, specialmente nel Medio Oriente, il popolo martoriato della Siria e coloro che, in ogni luogo, soffrono dell’insicurezza e della violenza, perché la luce del Signore che si fa vicino illumini le loro vite e la sollecitudine dell’Emmanuele si manifesti loro, attraverso i nostri gesti di vicinanza e di cura fraterna.

Con il pensiero costantemente rivolto a tutti questi fratelli e sorelle nella sollecitudine di una Chiesa che si fa prossima alla vita di ciascuno di essi, nel tempo del Natale, noi, Vescovi della Toscana, sentiamo poi l’urgenza particolare di tornare ad indirizzarci alle comunità ecclesiali per condividere insieme le ansie e le prospettive del precetto evangelico dell’«accogliere lo straniero».

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Lo scenario

In questo anno, al 29 settembre 2016, in Italia erano entrati 132.044 migranti, lo 0,15% in più dello scorso anno alla stessa data, per la quasi totalità richiedenti asilo e profughi in fuga da guerre, conflitti etnici, religiosi, persecuzioni, fame, disastri ambientali, povertà. Molti di questi, oltre 16.000, sono minori non accompagnati. Un flusso inarrestabile che sta mettendo a dura prova l’attuale sistema di accoglienza sui territori e che mostra limiti importanti non solo nel reperimento delle strutture necessarie, ma anche nelle modalità di gestione della delicata fase di accoglienza per quanti richiedono una protezione nel nostro Paese.

I richiedenti attendono lungamente che venga esaminata la loro richiesta di protezione, mediamente due anni, e l’eventuale ricorso contro un primo rigetto della stessa. Per molti di loro (le stime parlano dell’85%) si giunge poi a un diniego e a una conseguente condizione di irregolarità di soggiorno sul suolo italiano, che annulla tutto il percorso intrapreso.

Di fronte a questa sfida epocale, che di fatto sta cambiando il volto delle nostre comunità, è impossibile non sentirsi coinvolti.

Molti anche fra i credenti sono disorientati e spaventati e serpeggia in modo diffuso la tentazione della chiusura e dell’erigere muri.

In questo quadro complesso, si erge profetica la voce del Papa ed i suoi reiterati, accorati appelli ad aprire i cuori e le porte, a ospitare lo straniero, a incontrare Cristo nel dramma delle famiglie e dei ragazzi in fuga.

L’impegno della Toscana e della Chiesa

In Toscana alla fine di ottobre risultavano ospitati 11.669 profughi, di cui 793 nei progetti SPRAR (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) e 10.876 presso i Centri individuati dalle prefetture.

Complessivamente, attraverso soggetti di ambito ecclesiale vengono ospitate 2.415 persone di cui 2.283 uomini, e 132 donne. Tra questi, 72 sono minori.

Questo significa che circa il 21% del totale dell’accoglienza in Toscana si realizza per mezzo della collaborazione della rete ecclesiale.

L’impegno ecclesiale nell’accoglienza è senz’altro forte. Molto è stato fatto, ma la persistente gravità della situazione e le sempre crescenti esigenze di accoglienza ci invitano a fare ancora di più.

La Conferenza Episcopale Italiana già nell’ottobre 2015 ha emanato un Vademecum che orientava le scelte e le azioni di quanti sono impegnati nel difficile compito dell’accoglienza, stimolando il dialogo e l’impegno delle comunità. Anche in Toscana, i vescovi hanno più volte fatto sentire la loro voce e nel novembre 2015 la Diocesi di Firenze ha diffuso delle utili “linee guida operative per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati” che hanno trasformato in riflessioni e raccomandazioni concrete i richiami all’accoglienza e hanno inteso orientare le disponibilità di comunità ecclesiali, Istituti religiosi, singoli fedeli.

Sulle orme di quanto già raccomandato ed illuminati dalla grande esperienza di accoglienza nel frattempo maturata, noi vescovi toscani, invitiamo di nuovo le comunità a crescere insieme nella disponibilità senza paura all’incontro con i poveri tutti e con i migranti in particolare.

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Camminare insieme verso l’incontro

In primo luogo, raccomandiamo con forza che cresca la sollecitudine pastorale per promuovere nelle comunità una disponibilità all’accoglienza, informata e coraggiosa, per educarci reciprocamene all’arte dell’incontro quale antidoto alla paura, la rabbia e la chiusura. 

Il dialogo tra Caritas, Migrantes e Missio sia con forza coltivato in un percorso educativo contro ogni forma di chiusura ed aiuti a individuare forme di coinvolgimento delle comunità nelle esperienze di ospitalità, non solo mettendo a disposizione eventuali strutture, ma soprattutto disponendo la comunità a diventare protagonista dell’incontro con i fratelli e le sorelle migranti. 

Che si testimoni l’inclusione dei fratelli in fuga da storie di violenza e di fame con gesti quotidiani, nella liturgia e nelle molteplici attività parrocchiali e di quartiere, e che si coltivi una reale disponibilità alla relazione,perché non siano i muri a occupare il cuore della comunità, ma la benedizione che scaturisce dall’esperienza del volto dell’altro.

Le storie belle e toccanti delle comunità che hanno sperimentato relazioni piene con i richiedenti asilo, come quelle delle parrocchie e delle famiglie che hanno aderito alla proposta “Rifugiato a casa tua”, promossa da Caritas Italiana, ci ricordano che nell’accompagnamento quotidiano delle singole persone e nella costruzione di reale integrazione sta il necessario cambiamento culturale che oggi viene richiesto al nostro Paese.

Organizzare una buona accoglienza

Perché la disponibilità all’incontro possa diventare una scelta concreta, siamo infatti consapevoli che è necessario organizzare in modo luminoso ed esemplare il nostro accogliere.

Sul piano operativo, auspichiamo dunque che si giunga a sintetizzare le indicazioni tratte dal patrimonio di esperienza ormai acquisito, in indicazioni chiare su che cosa possa essere definita anche per noi, Chiese della Toscana, una buona accoglienza: diffusa sul territorio, in piccoli gruppi, centrata sulla persona, sulla promozione della sua autonomia ed integrazione, sulla costruzione di un’ipotesi di futuro per quanti arrivano in cerca di protezione. 

Richiamiamo tutti i soggetti ecclesiali coinvolti nell’accoglienza a vigilare sulla massima trasparenza e ad esercitare la massima sollecitudine e creatività perché da un nuovo lavoro di rete, in costante dialogo con le Caritas diocesane, crescano modelli operativi saldi e di qualità.

Raccomandiamo che si cerchi un dialogo costante e propositivo con le istituzioni civili, costruendo luoghi di confronto stabili e nuovi dove assumere decisioni partecipate e coraggiose, in un principio di corresponsabilità tra pubblico, privato sociale, territorio, sempre concentrati sul valore fondamentale della difesa della dignità di ogni vita.

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Contribuire a un nuovo sistema di accoglienza

In questo quadro di riflessione, ci appelliamo con forza alle istituzioni e alle comunità tutte, perché cresca un confronto serio sul sistema dell’ingresso e dell’accoglienza nel nostro Paese e sui molti nodi insoluti che presenta. 

Si possa superare una logica emergenziale, che rischia di consegnare migliaia di uomini e donne, lungamente accolti, all’irregolarità, in uno spreco di risorse e di energie collettive. 

Auspichiamo una riflessione accorta sulle regole e sugli strumenti, in un serrato dialogo con le comunità locali. Si identifichino insieme percorsi e proposte orientate alla difesa della vita, alla protezione della dignità umana e dei diritti fondamentali dell’uomo e ci si doti di strumenti per l’integrazione concreta, in una visione di lungo periodo, su quale Italia immaginiamo per il domani, quali comunità, quale convivenza possibile.

Verso la Grazia dell’incontro

In questo tempo di Natale che ci rinnova la Buona Notizia di un Dio fragile che si fa “Dio con noi”, lasciamoci guidare tutti dalla luce mai stanca della Parola. Preghiamo con perseveranza perché siamo toccati dalla Grazia dell’incontro e ci siano concessi il coraggio e la gioia del farci prossimi, tenaci cercatori dell’Emmanuele nel volto del fratello accolto.

I più fraterni auguri di un Santo Natale,

I Vescovi della Diocesi della Toscana