PISA, venerdi 21 dicembre 2018 – Sono 1.565 le persone incontrate dai Centri d’Ascolto della Caritas diocesana di Pisa nel 2017, un dato sostanzialmente costante ormai da quattro anni dato che furono 1.619 nel 2014, 1.554 nel 2015 e 1.623 nel 2017. Circa due terzi (1.005) sono stranieri e poco più di un terzo (560) italiani. La stragrande maggioranza (83,6%) vive in uno dei comuni della Zona Pisana (83,6%). Il 52,8% è uomo e il 47,2% donna.
Il 62,8% è senza occupazione. Il dramma rimane la mancanza di lavoro. Circa il 62,8%, infatti, non ce l’ha ma vi è anche una quota corrispondente al 16% del totale che, invece, pure avendo un’occupazione, ha comunque bisogno di rivolgersi alla Caritas per soddisfare le necessità fondamentali della propria famiglia. Si tratta di persone impiegate in professioni di basso profilo retributivo e spesso precarie: lavoratrici di cura soprattutto ma anche addetti alle pulizie e, più raramente, operaie. Tra gli immigrati la proporzione dei senza lavoro sale ulteriormente arrivando fino al 64,8% mentre scende al 59,1% per gli italiani fra i quali, invece, i pensionati sono ben il 12%.
Una persona su cinque in condizione di marginalità abitativa. Coloro che vivono in una condizione marginalità abitativa, infatti, sono pari a un quinto (20%) del totale. Si tratta di 311 persone che o sono proprio senza dimora o vivono in ruderi, case inagibili occupate, camper, roulotte e baracche.
Crescono le famiglie povere: +45,4% in un anno. E’ sempre più familiare la dimensione della povertà incontrata dalla Caritas di Pisa. Coloro che vivono in famiglia, infatti, sono pari al 45,4%di tutte le persone che nel 2017 hanno bussato alla porta di un Centro d’Ascolto, corrispondenti a 522 persone, ben il 34,9% in più rispetto alle 322 del 2016. Tale variazione riguarda in modo particolare la componente immigrata: gli uomini stranieri che vivono in famiglia, infatti, in dodici mesi sono passati dal 24,5 al 33,5%; le donne dal 49,0 al 59,7%.
Povertà croniche: il 29,7% delle persone incontrate è seguita da almeno sei anni. Conseguentemente le povertà rischiano di cronicizzarsi. Quasi un terzo (29,7%) delle persone che si sono rivolte ad un centro Caritas nel 2017, infatti, è conosciuto e seguito da almeno sei anni e per la prima volta anche a Pisa, analogamente a quanto accade a livello regionale, l’incidenza è superiore (sia pure di pochissimo) a quella dei c.d. “nuovi poveri” (29,1%), ossia di coloro che si sono rivolti ad centro d’ascolto per la prima volta l’anno scorso.
Immigrati ai centri d’ascolto, due su tre sono in Italia da almeno nove anni . La comunità più numerosa è quella del Marocco (146 persone, pari al 14,5% del totale), seguita dalla Romania (124; 12,3%) e dall’Albania (72; 7,2%). In generale, in gran parte si tratta di persone che vivono in Italia da molti anni: circa due terzi di essi (65,5%) è arrivato nel nostro Paese da almeno nove anni mentre coloro che vi sono giunti per la prima volta nel 2017 sono stati appena il 2,4%, pari a18 persone. “Non si tratta dunque di nuovi arrivi, collegati ai flussi di richiedenti asilo – spiegano i ricercatori della Caritas – ma di persone che vivono nel territorio da molto tempo e che o non sono ancora riusciti a liberarsi da una condizione di difficoltà e bisogno oppure vi sono ripiombati in conseguenza della crisi”. La graduatoria delle comunità straniere che si sono rivolte ai centri Caritas nel 2017 è completata da Macedonia (71; 7,1%), Filippine (69; 6,9%), Ucraina (55, 5,5%), Tunisia (54, 5,4%) e Georgia (32; 3,2%).
Il testo integrale del rapporto
Quaderno Informacaritas 17 Rapporto povertà 2018.pdf