Da La Nazione di venerdì 31 gennaio 2020 – di Francesco Paletti – Pisa, L’obiettivo è ambizioso: «C’è bisogno d’instillare nell’attuale paradigma economico, che non funziona, i germi di un cambiamento radicale orientato verso la cosiddetta economia civile, incardinata ai valori di reciprocità, fraternità e felicità pubblica e noi vogliamo farlo dall’interno». Si può fare: Stefano Biondi, direttore dell’ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Pisa, ne è certo. «Anzi, almeno in parte sta già accadendo: c’è solo bisogno di un cambio di passo» dice sicuro. E poi snocciola, nomi e storie d’imprese: «Il caso, forse più noto è quello della Faac, la multinazionale di cancelli automatici di proprietà della diocesi di Bologna con oltre tre mila dipendenti sparsi in tutto il pianeta, un modello di welfare aziendale con bonus natalità, contributi al pagamento del nido, campi estivi a carico dell’azienda e, guarda un po’, fatturato in crescita – racconta –. Ma vicino a noi c’è anche il caso della B&B Holding di Calenzano che produce accessori per la moda di alta qualità per i più famosi marchi a livello mondiale, trecento dipendenti un terzo dei quali disabili o alle prese con problemi di salute e a livello nazionale esiste già l’Aipec, l’associazione d’imprese per l’economia di comunione cui hanno aderito 900 aziende sparse lungo tutto lo Stivale». Parte da Pisa la chiamata a raccolta delle aziende e dei soggetti economici che coniugano profitto e bene comune. Con Magis, un corso di alta formazione di due anni, iniziato ieri, finalizzato proprio a formare i manager delle imprese socialmente orientate e responsabili. Fortemente voluto e promosso dalla chiesa pisana che ha curato la regia di un’iniziativa formativa che nei prossimi mesi porterà all’ombra della Torre gli economisti più importanti impegnati in favore dell’ economia civile. Qualche nome? Fra gli altri ci sono il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali Stefano Zamagni e Luigino Bruni, professore di economia politica alla Lumsa di Roma, Leonardo Becchetti dell’Università di Roma Tor Vergata, Andrea Piccaluga della Scuola Superiore «Sant’Anna» di Pisa e Giuseppe Argiolas, preside dell’istituto universitario «Sophia», l’ateneo d’eccellenza fondato da Movimento dei Focolari.
Come è potuto accadere? «Grazie a tanti compagni di strada che abbiamo incontrato organizzando quest’avventura» sorride Biondi. Fra i promotori, infatti, insieme all’arcidiocesi di Pisa ci sono anche Fondazione «Opera Toniolo», Acli, Aipec, Banca Popolare di Lajatico (che ha sostenuto il progetto anche finanziariamente), Belvedere spa, Cgil, Cisl, Uil, Fondazione «Casa Cardinale Maffi» e agenzia formativa Aforisma (che cura anche la segreteria organizzativa del corso). C’è il patrocinio della Regione e strada si sono aggiunti, come sostenitori, anche l’Associazione nazionale delle Banche Popolari, la Banca di Piacenza, il Centro iCappuccini, le cooperative sociali «Alzaia» e «Il Simbolo», First Social Life, l’Istituto di Management della scuola «Sant’Anna» e il servizio diocesano «Cultura e Università». La direzione accademica è affidata all’istituto universitario Sophia. «Il corso, unico in Italia e rivolto a imprenditori e manager di organizzazioni profit e non profit, nato a Pisa per caso ma forse non poteva essere diversamente perché l’ispirazione è arrivata nel corso delle riflessioni fatte in occasione delle celebrazioni per il Centenario del beato Giuseppe Toniolo – spiega Biondi -: di fronte allo sfascio di fine ‘800, al dilagare di imperialismi e colonialismi e ai venti di guerra che cominciavano a soffiare sull’Europa, questo nostro concittadino, illustre e poco conosciuto dai pisani, cominciò ad interrogarsi sulla crisi in atto. Fare impresa serve solo per fare soldi o è un atto d’amore? Noi vogliamo dimostrare che si può fare impresa in un altro modo».