Pisa, 24 settembre 2021 (da La Nazione di giovedì 23 settembre) – La novità è che «si riparte in presenza, in analogia con le normativa vigente per le scuole ed è una bella notizia perché l’esperienza della «pastorale digitale» ci ha permesso d’imparare tante cose, ma ci ha pure confermato che la relazione passa solo dalla presenza e dalla prossimità». Sono giorni di lavoro frenetico per don Federico Franchi, giovane parroco di Porta a Lucca, responsabile dell’ufficio catechistico diocesano. «Perché è fondamentale che questa ripartenza, così lungamente attesa, vada di pari passo con la massima attenzione alla sicurezza sanitaria – sottolinea -: al riguardo mi pare importante sottolineare come, per quanto non fosse un obbligo di legge, l’arcivescovo abbia voluto che tutti gli operatori pastorali siano muniti di green pass. Ce lo impone il senso di responsabilità nei confronti della collettività perché oggi tutelare il bene comune vuol dire soprattutto vaccinarsi».
Pochi dubbi al riguardo anche da parte del direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli. «In tempo di pandemia vaccinarsi è il principale degli atti d’amore e di responsabilità verso le nostre comunità e per quanto ci riguarda non possiamo pensare di prenderci cura dei più fragili, mettendone a repentaglio la sicurezza sanitaria». La conseguenza è una sola: «A tutti i nostri operatori e volontari avevamo già mandato nelle settimane scorse una lettera i cui li invitavamo caldamente a vaccinarsi, trovando per altro un consenso quasi unanime – spiega il sacerdote -. Lo ribadiamo oggi, anche alla luce delle disposizioni dell’arcivescovo: per operare nei servizi Caritas è necessario avere il green pass». Da capire, invece, se lo stesso documento sarà necessario anche per i frequentatori delle mense: «Abbiamo posto un quesito alla prefettura nei giorni scorsi e attendiamo la risposta – continua don Morelli -: per adesso continuiamo con la distribuzione dei pasti caldi da asporto, ma ci piacerebbe molto ricominciare ad accogliere attorno a una tavola le persone più fragili dei nostri territori. Stiamo cercando di capire se, dal punto di vista della sicurezza sanitaria, è opportuno farlo e con quali modalità».