Pisa, 16 novembre 2021 (Da Vita Nova, 14 novembre 2021, Francesco Paletti) L’Italia no. E nemmeno gli altri 49 Stati aderenti alla Nato, inclusi Stati Uniti, Francia e Regno Unito, potenze nucleari al pari di Russia, Cina, India, Pakistan e Corea del Nord. Non c’è nessuna di loro fra gli Stati che hanno sottoscritto il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari, votato dalle Nazioni Unite nel luglio 2017 che rende illegale uso, sviluppo, test, produzione, acquisizione, possesso, installazione e dispiegamento di armi nucleari. Eppure sono tanti quelli che vi hanno già aderito: «Lo hanno già sottoscritto 86 paesi e sono 56 quelli che lo hanno anche ratificato, un numero più che sufficiente per farlo entrare in vigore dato che ne basterebbero cinquanta» spiega don Tonio Dell’Olio, presidente di Pro Civitate Christiana di Assisi. C’era anche lui venerdì sera alla ex Stazione Leopolda di Pisa, insieme a Tonino Drago e Marilù Chiofalo, docenti di fisica (rispettivamente all’Università di Napoli e a quella di Pisa) e a monsignor Antonio Cecconi. Perché “Italia Ripensaci”, la campagna nazionale per chiedere a governo e parlamento di ratificare quel trattato è ripartita da Pisa. Grazie all’impegno di vasto cartello di associazioni d’ispirazione cristiana che vanno dall’Azione Cattolica al Circolo Laudato Sì, passando per Agesci, Acli, Casa della Giovane, Csi, Cif, Movimento dei Focolari e Sant’Egidio. «Il nostro Paese ha proprio snobbato il Trattato, evitando di partecipare anche ai lavori preparatori – continua don Dell’Olio -: il motivo? Ci hanno spiegato che vi sarebbe una contraddizione fra quel documento e i trattati istitutivi dell’Alleanza Atlantica, anche se proprio in queste settimane il nuovo governo norvegese sta valutando di ratificarlo comunque e stiamo parlando di uno Stato che è membro della Nato dal 1949».
Sono tanti, comunque, i paesi che hanno ratificato il trattato. E tutt’altro che di secondo piano a livello globale: basti pensare al Messico e all Nigeria, ma anche ad Austria, Cile, Irlanda, Perù, Sudafrica, Bangladesh, Filippine e alla Santa Sede, uno dei primissimi firmatari coerentemente con i pronunciamenti più che eloquenti al riguardo di Papa Francesco: «Con convinzione desidero ribadire che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è oggi più che mai un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro ogni possibilità di loro sviluppo nella nostra casa comune – aveva detto a Hiroshima nel 2019 -. L’uso dell’energia atomica a fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso delle armi atomiche».
Sommando gli abitanti di tutti i 56 paesi che, per il momento, hanno ratificato il trattato si arriva a 1,1 miliardi di persone, il 14% di tutta la popolazione mondiale. «Ma anche fra gli italiani la sensibilità sul tema è piuttosto diffusa – sottolinea il presidente di Pro Civitate Christiana- se è vero che, stando a un recente sondaggio, il 72% vorrebbe aderire al trattato contro le armi nucleari e il 65% preferirebbe che le testate nucleari fossero fuori dal nostro territorio». Nonostante ciò, invece, nelle basi Nato di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia) fervono i lavori: «Lì ci sono una quarantina di armi nucleari tattiche americane – dice don Dell’Olio -, ma si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, del costo di circa 155milioni ciascuno, in grado di trasportare ordigni atomici e l’Italia si è impegnata ad acquistarne 90 per un investimento complessivo di quasi 14 miliardi di euro».
C’è bisogno d’invertire la rotta, insomma, e anche alla svelta. Una prima occasione importante sarà a primavera quando, dal 22 al 27 marzo si riunirà la prima conferenza mondiale degli Stati aderenti al Trattato di proibizione delle armi nucleari: «Siccome è consentita la partecipazione anche ai rappresentanti di Stati che non aderito al trattato, sia pure ovviamente senza diritto di voto, stiamo importante che i rappresentanti del nostro Paese vi prendessero parte – spiega il sacerdote -: con la campagna “Italia ripensaci” stiamo facendo un lavoro di pressione proprio in tal senso perché si tratterebbe di un segnale, sicuramente piccolo, ma significativo di cambiamento nell’atteggiamento dell’Italia nei confronti di questo trattato, che finora è stato pressoché ignorato, nonostante il sostegno e l’apprezzamento dei cittadini». Un impegno che sarà sostenuto anche dalle realtà pisane promotrici dell’incontro di venerdì scorso: «Come credenti e cittadini chiediamo a voce alta che governo e parlamento italiano ratifichino il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari – si legge nel comunicato di presentazione dell’iniziativa . Siamo convinti che questo sia un atto di fedeltà al magistero della chiesa che, ininterrottamente, dalla Pacem in Terris di Papa Giovanni XXIII fino alla Fratelli Tutti di Papa Francesco, denuncia la follia di una sicurezza fondata sulla minaccia della distruzione reciproca».