Pisa, venerdì 19 marzo 2021 (da ToscanaOggi – Vita Nova) – «Sarei anche fortunato perché almeno ho la cassa integrazione: 616 euro al mese. Poco, ma sarebbe già qualcosa se arrivasse puntualmente. Invece soltanto a marzo sono riuscito a ricevere quella di dicembre». Un anno in una sorta di limbo, in attesa di ripartire. Con il conto in banca che, una settimana dopo l’altra, si avvicina allo zero e a volte va anche sotto. Allarga le braccia e sorride amaro Luca, 52 anni, gli ultimi trenta dei quali trascorsi in cucina: «Sarei un cuoco, ma il ristorante in cui lavoro, per ora ha deciso di non riaprire: comprensibile dato che lavoriamo soprattutto con i turisti e gli studenti e in questo momento non ci sono né gli uni, né gli altri». Di fantasia c’è solo il nome. Tutto il resto, invece, è cruda verità, una storia simile a molte altre delle oltre due mila che la Caritas ha incontrato negli ultimi dodici mesi, un terzo delle quali di famiglie che prima del lockdown del marzo scorso non si era mai rivolte a un servizio dell’organismo per la pastorale della diocesi. «Sono venuto per la prima volta ad aprile, per chiedere qualche buono spesa e sono tornato adesso: se sono riuscito a rimanere a galla è soprattutto grazie ad un prestito dei miei datori di lavoro e ai tremila euro che mi sono arrivati grazie al Fondo Vivere». Per ora sono 19 i prestiti erogati grazie all’iniziativa lanciata a dicembre da Arcidiocesi e Fondazione Pisa, quasi un milione di euro destinati a tre linee d’intervento: “prestiti sociali” senza alcun tasso d’interesse, fino ad un massimo di tre mila euro per persone e nuclei familiari messe in ginocchio dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia, ma anche “credito di solidarietà” fino a 15mila euro per le microimprese difficilmente bancabili (intervento sostenuto interamente dalla Fondazione), e un “aiuto di solidarietà” fino a un massimo di mille euro per coloro che non sono ragionevolmente nella condizione di restituire. «Ci cercano soprattutto lavoratori, molti “al nero” ma anche tanti cassaintegrati – racconta Luciano Guidi, il coordinatore del progetto per conto della Caritas diocesana -: che cosa chiedono? Per ora soprattutto una mano per pagare gli arretrati, dell’affitto soprattutto, e per far fronte agli scoperti bancari.».
C’è anche il “Fondo Vivere” fra le proposte di carità per il periodo di Quaresima. Insieme agli interventi umanitari di Caritas Italiana a sostegno dei migranti della rotta balcanica, famiglie in fuga da guerre e violenze in Siria, Afghanistan e Pakistan, e al progetto “Ndoy na Siriri” (“amore e pace” nella lingua della Repubblica Centrafricana), sostenuto dal Centro missionario diocesano, in favore dell’ospedale di Bossemptelè, fondato da suor Ilaria Meoli, la consorella carmelitana e medico infettivologo originaria di Pontedera, scomparsa nel 2007.
Nei Balcani la situazione resta drammatica: «Solo in Bosnia Erzegovina sono dieci mila a fronte di campi con una capienza complessiva di appena la metà – racconta il coordinatore di Caritas Italiana per la regione balcanica Daniele Bombardi – Gli altri? Sono in sistemazioni di fortuna: case o vecchie fabbriche abbandonate. La loro è la situazione più preoccupante insieme a quella delle persone che vivono nel campo di Lipa, mille persone abbandonate in mezzo a una montagna, senza strada asfaltata, luce e acqua potabile». Con una donazione di 10 euro è possibile acquistare una coperta, con una di 30 un kit invernale (giacca a vento, guanti e sciarpa) mentre con 70 si può donare un bancale di legna da riscaldamento e con mille coprire le spese del servizio di lavanderia sociale per un mese.
All’Ospedale di Bossemptelè, invece, l’emergenza riguarda soprattutto le mamme con difficoltà a partorire, ma anche i feriti per incidente stradale e da arma da fuoco o bianca. «In particolare soffriamo la mancanza di strumenti per il rilevamento dei parametri vitali quali i monitor di sala operatori o rianimazione e gli aspiratori chirurgici – spiega la direttrice suor Giuseppina Mascheroni -: inoltre avremmo anche bisogno di uno stetoscopio elettronico per diagnosticare con più esattezza e sicurezza la necessità di un parto cesareo urgente».
Tutti e tre i progetti saranno al centro anche della colletta di Quaresima fissata per domenica 21 marzo in tutte le parrocchie della diocesi.
Per sostenere le proposte di Quaresima è possibile effettuare donazioni utilizzando il conto corrente bancario di Banca Popolare di Lajatico intestato a Arcidiocesi di Pisa – Caritas Diocesana IT60 U052 3214 0020 0000 0012 410. Per quelle specificatamente destinate al “Fondo Vivere” è importante indicare esplicitamente la denominazione dell’iniziativa (“Fondo Vivere” appunto) nella causale.