Martirio di ricerca e verità
E’ davvero una bella generazione quella di Giulio Regeni, 28 anni, trovato morto ammazzato al Cairo lo scorso 3 febbraio. Aveva la stessa età di Valeria Solesin, quando venne uccisa dai jihadista il 13 novembre scorso a Parigi. Si arriva a questa conclusione rileggendo le due tragiche storie, quella del ricercatore di Cambridge e della dottoranda della Sorbona. Storie a tratti diverse perchè se la vicenda di Valeria è chiara, la verità sulla morte di Regeni al Cairo è tutta da appurare e ci sono fondati timori – nonostante le rassicurazioni delle autorità egiziane – che sarà difficile fare piena luce sulla sua fine scovando i suoi rapitori e i suoi torturatori, che indossino o meno una divisa.
Due storie che, invece, hanno in comune l’amore per la libertà, per il sapere e la nobiltà d’animo di chi mette il proprio talento al servizio del bene comune. Giovani idealisti e concreti, che hanno messo le ali approfittando delle aperture alle frontiere della generazione “Erasmus” e che, al tempo stesso, avevano radici salde e valori forti.
A 28 anni una persona ha scelto da che parte stare e di certo sappiamo, da quanto emerge dalle indagini, che Giulio Regeni ha trovato la morte perché stava dalla parte della verità e della giustizia in questi tempi molto difficili. Era un ragazzo speciale – come ha ricordato ieri agli affollatissimi funerali il parroco di Fiumicello don Luigi Fontanot – che ha dedicato la sua vita troppo breve alla ricerca e per questa sua scelta, che aveva dato un senso alla sua esistenza, ha pagato il prezzo più alto, un vero martirio umano. Proprio per rendere omaggio alla usa coerenza e alla sua testimonianza ci auguriamo che l’impegno del governo italiano di trovare i colpevoli, quelli veri, continui a essere autentico e forte e non venga sacrificato sull’altare della ragion di Stato per proteggere in qualche modo il regime di al Sisi, alleato prezioso dell’occidente nella lotta al Daesh, ma con macchie che non possono essere accettate.
Non sappiamo molto della generazione che oggi hanno, più o meno, 30 anni, colpita in pieno dalla crisi e perciò ai margini di mondi e professioni divenuti inaccessibili. Ma a Giulio Regeni (e a Valeria Solesin ieri) va il nostro ringraziamento – come ha scritto la mamma di Giulio – per averci insegnato molto.
Avvenire, sabato 13 febbraio, Paolo Lambruschi