Pisa, 30 dicembre 2021 – La riforma dell’Irpef, licenziata in queste ore con la manovra di bilancio, penalizza i più poveri. Lo mette, nero su bianco, l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organismo indipendente costituito nel 2014 con il compito di svolgere analisi e verifiche sulle previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica del Governo. Nel report del 20 dicembre scorso, intitolato “La revisione dell’Irpef nella manovra bilancio”, infatti, osserva come, “a fronte di una riduzione del prelievo di circa 264 euro pro capite l’anno per 27,8 milioni di contribuenti, circa due terzi del totale”, per coloro che hanno un reddito imponibile compreso fra i 42mila e i 54mila euro “il beneficio medio sale a 765 euro, pari al 2% del reddito totale” mentre per chi si colloca fra i 12 e i 18mila euro la riduzione complessiva è di 229 euro, corrispondenti all’1,5% e per la fascia inferiore (6-12mila euro) ci si ferma a 64 euro, appena lo 0,6%, “per effetto dell’incapienza fiscale”
Non solo. Se è vero che il comparto del lavoro dipendente è quello che beneficia della riduzione d’imposta maggiore, colpisce come la riduzione media sia significativamente superiore per i dirigenti (386 euro) ma anche per gli impiegati (266 euro) rispetto agli operai che si fermano a 162 euro.
In generale il 50% dei nuclei familiari in condizioni meno favorevoli beneficia del 25% delle risorse complessive, la stessa quota percentuale che va a vantaggio del 10% dei nuclei più agiati.