Roma, 6 ottobre 2016 – Sono 107.529 gli italiani emigrati all’estero nel 2015: continua il trend in aumento, con 6.232 partenze in più. Il 69,2% (quasi 75mila italiani) si è trasferito in altri Paesi europei. In totale al 1° gennaio 2016 sono 4.811.163 gli italiani iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero), il 7,9% della popolazione complessiva (60.665.551), con una crescita del 3,7% rispetto allo scorso anno. Nell’arco di dieci anni (2006-2016), la mobilità degli italiani è aumentata del 54,9% (erano 3 milioni nel 2006). Negli ultimi 11 anni le variazioni più significative hanno riguardato la Spagna (+155,2%) il Brasile (+151,2%). Sono soprattutto i giovani “millennials” dai 18 ai 34 anni ad emigrare, freschi di studi e molto specializzati, delusi da una Italia che offre loro poche speranze lavorative. Pur concependo la mobilità come un percorso non determinato a priori, che cambia a seconda delle opportunità incontrate all’estero, per loro la scelta non è tanto “se partire” quanto piuttosto “se restare”. E’ boom anche di anziani che preferiscono trascorrere la terza età all’estero, con un aumento di pensioni pagate in Bulgaria, Ucraina, Romania, Polonia e Spagna. Emerge poi il fenomeno dei “nuovi” italiani in partenza, come i bangladesi, migranti due volte: almeno 5mila famiglie, dopo dieci anni in Italia, si sono spostati verso il Regno Unito per lavorare. Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dal Rapporto italiani nel mondo 2016 della Fondazione Migrante. Secondo Migrantes il grave problema dell’Italia di oggi è il “brain exchange”, ossia l’incapacità di trattenere i talenti e di attrarne di nuovi. Bisognerebbe passare dal “brain exchange” al “brain circulation”, con un equilibrio tra partenze e rientri, evitando che i giovani più preparati vadano solo in alcuni Paesi e non in altri: “La mobilità è una risorsa ma diventa dannosa se è a senso unico”.
Dove sono e chi sono oggi gli emigrati italiani? Oltre la metà (2.588.764, 53,8%) vivono in Europa, seguita dall’America Latina (1.564.895), dall’America del Nord (386.399), dall’Oceania (146.316), dall’Africa (63.870) e dall’Asia (60.919). Gli aumenti più consistenti sono in Argentina (+28.982), Brasile (+20.427), Regno Unito (+18.706), Germania (+18.674), Svizzera (+14.496). La metà sono di origine meridionale, anche le se percentuali più alte a livello regionale vedono la Lombardia (+6,5%), la Valle d’Aosta (+6,3%), l’Emilia Romagna (+6%) e il Veneto (+5,7%) ai primi posti.
Roma è la provincia con più italiani all’estero, ma le altre città in pole position sono tutte del Sud (Cosenza, Agrigento, Salerno, Napoli). Tre piccoli comuni siciliani (Licata, Palma di Montechiaro e Favara) hanno incidenze elevatissime di residenti all’estero, tra 10 e 15 mila ciascuno.
107mila nuovi emigranti. Il percorso dei “millennials”. Gli italiani, giovani e meno giovani, guardano sempre più all’estero per soddisfare i propri desideri lavorativi, in particolare in Europa. Il 60,2% dei 107.529 andati all’estero nel 2015 sono single. Gli uomini sono la maggioranza (60.372). Il 36,7% sono nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni. I nuovi emigranti partono soprattutto da Lombardia (20.088), Veneto (10.374), Sicilia (9.823), Lazio (8.436). Nel 2013 c’è stata una diminuzione delle partenze degli studenti Erasmus a causa della crisi: molte famiglie non avevano risorse da investire per gli studi dei figli. I “millennials” sono “la generazione più penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative” e vedono l’emigrazione “non tanto come una fuga quanto piuttosto come un mezzo per soddisfare ambizioni e nutrire curiosità: la loro mobilità oggi è in itinere e può modificarsi continuamente, perchè non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate”. Del resto, come ricorda il rapporto, recenti studi sulle mutazioni genetiche ipotizzano che il desiderio di viaggiare e fare esperienze nuove sia dovuto al Dna, nello specifico risieda nel gene DRD4-7R. Ecco perché molti degli attuali migranti non riescono a concepirsi come tali “ma parlano di sé come di viaggiatori”.
Anziani in movimento. Anche gli anziani che decidono di emigrare sono in aumento. Dai dati Inps sulle pensioni pagate all’estero, si evidenzia la crescita dei pagamenti in Ucraina (+307%), Bulgaria (+223,6%), Romania (+152,8), Polonia (+152,8%) e Spagna (+22%). Presumibilmente perchè molti decidono di trascorrere l’ultima fase della propria vita in casa delle badanti che, dopo averli assistiti in Italia, rientrano nei rispettivi Paesi con l’anziano al seguito. Le mete preferite nel 2015 dai pensionati italiani e stranieri sono state però Svizzera (583), Francia (495), Spagna (418), Australia (373).
È boom di anziani italiani che preferiscono trascorrere la terza età all’estero, con un aumento di pensioni pagate in Bulgaria, Ucraina, Romania, Polonia e Spagna. È quanto emerge dal Rapporto sugli italiani nel mondo della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma. Dai dati Inps sulle pensioni pagate all’estero, si evidenzia la crescita dei pagamenti in Ucraina (+307%), Bulgaria (+223,6%), Romania (+152,8), Polonia (+152,8%) e Spagna (+22%). Le mete preferite nel 2015 dai pensionati italiani e stranieri sono state però Svizzera (583), Francia (495), Spagna (418), Australia (373).
Il Rapporto italiani nel mondo 2016 racconta “un tassello dell’Italia migrante”. A dirlo oggi è stato monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, concludendo i lavori di presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2016. Per Perego “noi siamo abituati a leggere ogni giorno i numeri degli sbarchi degli arrivi e non siamo abituati a leggere i numeri delle partenze dall’Italia. 154mila arrivi sulle nostre coste nel 2015 e 174mila cittadini italiani in più all’estero nel 2015, di cui 107mila iscritti all’Aire, cosa hanno in comune? Entrambi questi mondi migranti in arrivo e in partenza dall’Italia sono per la maggior parte, il 56%, giovani tra i 18 e i 32 anni; il 20% in entrambi dei casi sono minorenni; entrambi questi mondi condividono pregiudizi, non accoglienza, solitudine, entrambi, infine, vedono un diritto negato: non hanno il diritto di rimanere nella propria terra”. Cosa hanno di diverso questi mondi giovanili migranti: chi parte dall’Italia, parte per scelta e in libertà; chi arriva e sbarca in Italia è costretto a lasciare il proprio Paese a causa di guerre, disastri ambientali, persecuzione politica e religiosa, povertà estrema, ha detto il direttore di Migrantes: “cosa ricercano i giovani in partenza e in arrivo? Nuove e pari opportunità sul piano lavorativo, scolastico? Cosa ci insegnano i giovani italiani oggi all’estero? Ci ricordano, e sono il 75% di questo parere, che l’esperienza in emigrazione è utile per un confronto con le diverse culture. Queste migrazioni in partenza e in arrivo chiedono – ed è lo speciale di quest’ anno del rapporto italiani nel mondo – di ripensare le città e le capitali del mondo come luoghi di incontro e non di scontro, valorizzando e ripensando alcuni luoghi come le piazze, le stazioni, i porti, gli aeroporti, le periferie che diversamente rischiano di costruire nella stessa città mondi distanti fra loro. E l’impegno della Chiesa vicina a chi è in cammino oggi chiede di ripensare strade per un accompagnamento integrale della persona, in particolare dei giovani, guardando alle loro esperienze culturali, storie religiose, sogni, per condividere un cammino insieme”.