Roma, 3 luglio 2022 – Lo ius scholae “è un tema da 15 anni, che è nato dal ‘basso’, dalla campagna nel 2011 di 19 Associazioni laiche e cattoliche e che attende un’attenzione trasversale delle forze politiche, perché alla base della cultura democratica, liberale e popolare”. Lo ha detto monsignor Gian Carlo Perego, presidente della commissione Cei per le migrazioni e della Fondazione Migrantes in una intervista pubblicata oggi sul quotidiano “La Stampa” a firma di Domenico Agasso. “Questa modifica della legge sulla cittadinanza corrisponde all’attualità indiscutibile di una popolazione che sta mutando – dice – e, guarda al mondo dei 900.000 studenti, di cui il 65% è nato in Italia, favorisce il riconoscimento e la partecipazione alla vita del Paese delle seconde generazioni”.
L’alto prelato si augura “che le ragioni e la constatazione di una società profondamente diversa rispetto al passato prevalgano sulle polemiche di natura ideologica”. Secondo il presule “la legge sullo Ius scholae viene interpretata con pregiudizi e parametri strumentali, identitari e non constatando invece lo stato delle generazioni di oggi e le proiezioni di quelle future”. E poi snocciola i dati: “Un milione e quattrocentomila ragazzi, dei quali 900 mila alunni delle nostre scuole e gli altri che hanno più di 18 anni, aspettano legittimamente di poter chiedere di essere cittadini italiani”.