“Ripartiamo dalla Caritas diocesana come esperienza di sinodalità e comunione, luogo strategico di sussidiarietà ed esperienza di corresponsabilità”. Si è chiuso con le parole del direttore don Emanuele Morelli (“Sono aperture, non certo conclusioni” ha specificato) il convegno “Camminare insieme sulla via degli ultimi” di sabato alle Officine Garibaldi, la seconda tappa degli eventi dedicati alla celebrazione dei 50 anni della Caritas di Pisa, fondata l’8 novembre 1972, a cui hanno partecipato circa 150 operatori e volontari e rappresentanti dell’associazionismo d’ispirazione cristiana. L’ha aperta l’introduzione dell’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto che si è ispirato all’icona biblica di Marta e Maria per dire che “servire i poveri non è solo fare assistenza sociale ma realizzare il servizio del Signore ai poveri con il profumo nuovo della generosità”.
La storia dei primi anni, invece, l’ha ripercorsa monsignor Antonio Cecconi, oggi parroco dell’unità pastorale della Valgraziosa ma già vicedirettore della Caritas Italiana e direttore di quella diocesana dal 1978 al 1990, gli anni in cui la Caritas a preso forma ed è decollata. “Fui nominato dall’allora arcivescovo Benvenuto Matteucci nel febbraio del ’78 e quasi subito dopo invitai monsignor Giovanni Nervo, fondatore e allora presidente di Caritas Italiana – ha ricordato -: rimase con noi una giornata incontrando il consiglio presbiteriale, l’arcivescovo e il suo segretario Giovanni Paolo Benotto e i laici di alcune associazioni del territorio. Per lo sviluppo della Caritas diocesana, però, fu molto importante l’emergenza boat people e l’accoglienza dei profughi cambogiani e vietnamiti: furono allestiti due grandi centri di prima accoglienza sul Litorale e, dopo, otto famiglie rimasero in diocesi, accolti dalle comunità parrocchiali. Impegni che richiesero una notevole mobilitazione di volontari. Lo stesso accadde poco dopo, con il terremoto in Irpinia, quando ci gemellammo con la parrocchia di Mirabella Eclano, organizzando campi di lavoro in loco. Nel frattempo in città promuovemmo una casa famiglia per disabili, con attenzione anche all’inclusione lavorativa, e cominciammo ad occuparsi dell’allora problema emergente delle tossicodipendenze, coinvolgendo il Ceis di Lucca e don Bruno Frediani che già da tempo si occupavano di questo problema. In tutti questi percorsi è stato fondamentale l’apporto degli obiettori di coscienza al servizio militare, giovane disposti a fare una scelta di pace anche sulla propria pelle perché allora il servizio civile era più lungo di quello militare e di cui, in un tempo questo, si sente una notevole mancanza”
Le provocazioni, invece, le lanciate don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana. “Quanti poveri ci sono oggi a questo convegno? – ha domandato rivolto alla platea -: perché la sfida che abbiamo di fronte è di costruire percorsi non per i poveri ma insieme a loro: in questo senso l’otto per mille ha un po’deviato il nostro cammino ma dobbiamo ripartire dal fatto che i poveri non sono solo persone con dei bisogni, ma soggetti di diritti e anche portatori di risorse”