Pisa, domenica 19 gennaio 2020 – C’è il paradosso del Niger, «il paese più povero del pianeta che è anche il quarto produttore mondiale di uranio», combustibile fondamentale per i reattori e le armi nucleari. E quello del Congo, «uno Stato in cui la guerra ha ucciso dodici milioni di persone nonostante non vi sia neppure una fabbrica di armi». E poi c’è la Costa d’Avorio, «primo produttore mondiale di cacao, in cui non si trova neppure una barretta di cioccolato». Ha percorso l’Africa in lungo e in largo Silvestro Montinaro, giornalista d’inchiesta e documentarista, che ha cominciato occupandosi di camorra, ha proseguito con il “caso Tortora” per approdare davanti alle telecamere della tv di Stato come autore di alcune puntate di “Sciuscià” prima, la trasmissione di Rai 3 condotta da Michele Santoro, e di “C’era una volta” poi, programma andato in onda ininterrottamente dal ’99 al 2013 e chiuso improvvisamente dopo una puntata dedicata all’assassinio di Thomas Sankarà, il rivoluzionario burkinabè primo presidente del Burkina Faso. Anche questa una storia da raccontare: «Quel documentario indicava chiaramente in Blaise Compaorè, in quel momento alla guida del Paese africano, l’assassino di Sankarà e andò in onda proprio nei giorni in cui il governo Monti lo aveva invitato nel nostro Paese ad una conferenza organizzata dalla cooperazione italiana» ha spiegato Montanaro, che da allora, davanti alle telecamere Rai non è quasi più comparso ma percorre in lungo e in largo l’Italia raccontando le contraddizioni di un continente ricchissimo di materie prime e le «complicità» che lo hanno ridotto in miseria. E’ a lui che il Gruppo d’impegno ecumenico della diocesi di Pisa, venerdì scorso alle Officine Garibaldi, ha chiesto di aprire la “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani” con un intervento dal titolo più che emblematico: “Crisi africane e immigrazione: tutte le bugie”.
La “verità” Montanaro l’ha trovata per caso, un pomeriggio in Congo, parlando con alcuni giovani che avevano scoperto, anch’essi per caso, un piccolo giacimento di coltan, il minerale da cui si estrae la tantalite, materiale fondamentale per videocamere, telefonini e tutti gli altri accessori hi tech. «Vuoi sapere a quanto lo vendiamo? Non sappiamo dirtelo, non dipende da noi: ce lo diranno i compratori» risposero quando il giornalista domandò del prezzo a cui pensavano di poter cedere i prezioso minerale di cui il Congo è lo stato più ricco del mondo. Una risposta rivelatrice nella sua semplicità, che conduce direttamente all’ormai celebre discorso di Sankarà all’Organizzazione per l’unità africana del 1987 ad Addis Abeba, quello in cui annunciò di non voler pagare il debito estero del Burkina: «Quelli che ci hanno prestato il denaro sono gli stessi che ci hanno colonizzato e che hanno gestito per tanto tempo i nostri stati e le nostre economie. Loro hanno indebitato l’Africa – disse -. noi siamo estranei alla creazione di questo debito e dunque non dobbiamo pagarlo». Poco dopo Sankarà fu ucciso, «ma la realtà descritta in quelle parole è ancora sotto gli occhi di tutti, basta aprirli per vederla» ha spiegato Montanaro. «Volete qualche esempio? In Niger le multinazionali lasciano appena il 5% del valore dell’uranio che portano via e in Costa d’Avorio non si poteva produttore cioccolato, semplicemente perché, l’industria alimentare europea si opponeva fermamente».
Da lì all’immigrazione il passo è breve: «Non è affatto vero che gli africani vogliono venire in Europa, se ne avessero la possibilità è sicuro che vorrebbero vivere laddove sono nati e cresciuti – ha sottolineato il giornalista -. Semmai le migrazioni raccontano un’altra verità, anch’essa sotto gli occhi di tutti e incontestabile: ci dicono il mondo così non può proprio funzionare e non è costruendo muri che si rimetteranno le cose a posto. Ne possiamo costruire anche di altissimi, ma la voglia di vivere continuerà a scavalcarli».