L’omaggio di Papa Francesco a don Tonino Bello, il vescovo della chiesa del grembiule che marciò contro la guerra. Venerdì 20 aprile la visita ufficiale.

Roma, 19 aprile 2018 (articolo tratto da Avvenire) – Per la prima volta, il 20 aprile, il Papa in una sua visita pastorale in Italia renderà omaggio a un vescovo. “Venerdì 20 aprile – aveva annunciato lo scorso 2 febbraio Greg Burke, portavoce vaticano, Francesco si recherà in visita pastorale ad Alessano (Lecce), nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, e a Molfetta (Bari) nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi”, in occasione dei 25 anni dalla morte di monsignor Tonino Bello.

Il 20 aprile Francesco arriverà in elicottero alle 8,30 ad Alessano e sarà accolto dal vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, Vito Angiuli, e dal sindaco di Alessano, Francesca Torsello. Il Papa pregherà sulla tomba del vescovo Bello e saluterà i suoi familiari. Nel piazzale del cimitero incontrerà i fedeli e terrà un discorso.

Alle 9.30 decollerà quindi da Alessano per atterrare nella zona del porto adiacente il Duomo di Molfetta, dove sarà accolto dal vescovo Domenico Cornacchia e dal sindaco Tommaso Minervini. Alle 10.30 nel porto diMolfetta si terrà una concelebrazione eucaristica. Alle 12 la partenza per il Vaticano.

Il programma ufficiale della giornata del 20 aprile è stato pubblicato dal sito della Santa Sede.

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Un vescovo dalle scelte forti e coraggiose. Un prete, un parroco, un pastore scomodo. Monsignor Antonio Bello, per tutti “don Tonino” è stato un vescovo dalle scelte forti e coraggiose, ma profondamente innamorato di Gesù e della Chiesa. Sua l’espressione Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua la plastica immagine di convivialità delle differenze, definire lo stile del dialogo, fatto di ascolto e condivisione. Teologo e scrittore sensibilissimo, lo si ricorda anche per le bellissime pagine dedicate a Maria e per la forza con cui ha ribadito più volte il proprio no alla guerra e alla corsa agli armamenti.

Nato ad Alessano, nel Leccese, il 18 marzo 1935, figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una casalinga dalla fede semplice e grande, don Tonino frequenta il Seminario prima a Ugento, poi a Molfetta ricevendo l’ordinazione sacerdotale l’8 dicembre 1957. Nella sua prima stagione da giovane prete della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca gli fu affidata la formazione dei giovani del Seminario diocesano di cui fu per 22 anni vice-rettore. Nel 1978 fu nominato amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento, e l’anno successivo parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Un incarico pastorale nel quale si mostrò particolarmente attento ai temi della povertà e del disagio.

Il 10 agosto 1982 fu nominato vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 settembre dello stesso anno, della diocesi di Ruvo diventando al momento dell’unificazione delle quattro Chiese locali il primo pastore di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi. L’ordinazione episcopale porta la data del 30 ottobre 1982. Tre anni più tardi è chiamato alla presidenza di Pax Christi.

La rinuncia ai segni esteriori del potere. Sin dall’inizio il suo ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia ai segni esteriori del potere. Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono i perni su cui svilupperà la sua idea testimonianza di fede al servizio di una Chiesa davvero in uscita, per utilizzare un’immagine cara a papa Francesco. Non a caso promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell’episcopio.

  Le campagne per il disarmo e l’obiezione di coscienza. Ma fecero scalpore anche sue prese di posizioni pubbliche come la vicinanza agli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, la partecipazione alla marcia di Comiso per dire no ai missili, l’opposizione all’installazione degli F16 a Crotone e degli Jupiter a Gioia del Colle. E poi la campagne per il disarmo, per l’obiezione fiscale alle spese militari, soprattutto la marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu ispiratore e guida malgrado la malattia che lo consumava. Partito da Ancona insieme a 500 volontari il 7 dicembre 1992 si fece promotore di quella che definiva un’altra Onu, fatta dai popoli, dalla base. Celebre il discorso tenuto a Sarajevo, città sotto assedio: ”Noi siamo qui – disse – allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà (…). Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”. Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993 morì ucciso dal cancro.

Scrittore e poeta molto amato, Bello è stato anche fondatore della rivista “Mosaico di pace”. Dopo il via libera della Congregazione delle cause dei santi, il 30 aprile 2010 nella Cattedrale di Molfetta si è aperta la fase diocesana della sua causa di beatificazione.