Roma, venerdì 28 ottobre 2016 – Sono 5 milioni e mezzo i cittadini stranieri presenti in Italia tra residenti registrati dall’Istat (5.026.153 cittadini stranieri residenti) e soggiornanti non ancora iscritti all’anagrafe. E’ questa l’ultima stima fornita dal Dossier Statistico Immigrazione riferita al 2015 presentato ieri, giovedì 27 ottobre, da Idos, con l’aiuto della rivista interreligiosa “Confronti”, di esperti di diverse altre organizzazioni e, per il secondo anno, del sostegno del Fondo Otto per Mille delle Chiese metodiste e valdesi.
Lo scenario delineato dal dossier parla di un numero crescente di migranti in tutto il mondo. In Italia, l’apporto dei 5 milioni e mezzo di cittadini stranieri e’ controbilanciato da un’emorragia di cittadini italiani verso l’estero: nel 2015 il dato ha raggiunto quota 5,2 milioni con un incremento di ben 200 mila unita’ soltanto durante lo scorso anno. Tra i cittadini stranieri presenti in Italia, invece, sono piu’ di un milione quelli che hanno acquisito la cittadinanza, con un recente incremento di donne. A livello mondiale, i numeri delle migrazioni hanno ordini di grandezza diversi: nel 2015 sono 244 milioni le persone che hanno lasciato la propria terra. Tra loro, i migranti forzati sono ben 65,3 milioni tra richiedenti asilo, rifugiati e profughi. Un picco mai raggiunto in precedenza, spiega il rapporto, con 21,3 milioni di rifugiati e 3,2 milioni di richiedenti asilo in attesadi una decisione sulla loro domanda. “Nelle attuali situazioni questi flussi sono in larga misura ineliminabili – spiega il dossier – perche’, allo strascico lasciato dal passato coloniale, si aggiungono pesanti fattori strutturali: guerre, scontri politici interni, autoritarismi dei dirigenti locali, corruzionee condizionamenti dall’esterno, dissesti finanziari, disastri naturali e persecuzioni di varia natura. I paesi di origine hanno in parte bisogno della valvola dell’emigrazione, anche perché lo slogan ‘aiutiamoli a casa loro’, un ottimo proposito, resta non realizzato. Serve, dunque, una visione più globale nel mondo della politica, come anche in quello culturale, sociale e religioso”.Ad avere un peso significativo sul totale dei numeri raccolti nel dossier, quelli relativi ai migranti che hanno dovuto lasciare laSiria. Su 23 milioni di abitanti, spiega il dossier, sono 250 mila i morti dal 2011 e milioni le persone che hanno abbandonato il paese. Sono 2,5 milioni i siriani che si trovano in Turchia e oltre 1 milione quelli in Libano. Nel solo 2015, inoltre, laGermania ne ha accolto un milione. Siriani che nel 2015 rappresentano la meta’ (49 per cento) di quelli che sono riusciti a sbarcare sulle coste meridionali europee. Complessivamente, nel 2015, gli sbarchi hanno riguardato piu’ di un milione di persone, di cui 850 mila in Grecia e 150 mila in Italia. Nel corso del 2016, pur a fronte di una significativa diminuzione degli arrivic via mare (poco piu’ di 270mila nel mese di agosto, per effetto del discusso accordo Ue-Turchia), e’ cresciuto il numero di decessi (3.168), portando a un livello di estrema pericolosita’ la rotta del Mediterraneo centrale. Ad andare in crisi, in questi mesi, e’ stata proprio l’accoglienza da parte dell’Unione europea, spiega il dossier. “Sono venute a mancare sia la disponibilita’ volontaria a ripartire gli oneri dell’accoglienza in maniera solidale tramite le operazioni di relocation – spiega il rapporto -, sia una base condivisa per modificare la normativa in vigore, rivelatasi del tutto inadeguata”. La “relocation” di 160 mila richiedenti asilo in altri Stati membri per alleggerire il peso gravante su Grecia, Ungheria e Italia prevista dall’Agenda Europea sulle migrazioni adottata proprio nel 2015 non ha funzionato: secondo il rapporto dall’Italia e’ stato possibile effettuare poco piu’ di un migliaio di trasferimenti. A fronte di questo insuccesso, pero’, ci sono anche esperienze positive che non vanno trascurate, come quella dei corridoi umanitari, come dimostrato dall’iniziativa a favore di 1.000 siriani realizzata, in accordo con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dalla Chiesa Valdese e dalla Comunita’ di S. Egidio. Le migrazioni forzate, pero’, secondo gli studiosi, rappresentano una quota ridotta rispetto ai cosiddetti “migranti dimenticati”, cioè gli stanziali. Tra loro, notevole e’ il sostegno ai paesi di origine evidenziato dalle rimesse che dopo gli anni della crisi sta co
oscendo una stabilizzazione. “Ai paesi in via di sviluppo nel 2015 sono pervenuti 431,6 miliardi di dollari – spiega il dossier -, mentre 150 miliardi di dollari sono stati inviati verso i paesi a sviluppo avanzato. Nello stesso anno le rimesse dall’Ue verso i paesi terzi sono state pari a 30,3 miliardi di euro, di cui 9,4 dalla sola Francia. La Banca Mondiale stima che nel 2050 il flusso globale arrivera’ a 650 miliardi di dollari”. In Italia, il picco delle rimesse si é registrato nel 2011, con 7,4 miliardi di euro. Nel 2015 si e’scesi a 5,3 miliardi. Consistente la diminuzione del flusso monetario verso la Cina (da 2,6 miliardi di euro nel 2011 a 0,6 miliardi nel 2015), che prima non si limitava alle transazioniindividuali e includeva anche quelle commerciali.
3,3 miliardi per l’accoglienza. L’accoglienza dei migranti? Sulla spesa pubblica nazionale complessiva pesa per lo 0,14 per cento. E’ quanto riporta il Dossier Statistico Immigrazione. Secondo quanto si legge nel rapporto, i costi per i nuovi arrivati durante lo scorso anno hanno toccato i 3,3 miliardi di euro, il doppio degli anni precedenti. Tuttavia, spiega il rapporto, questa “somma considerevole” potrebbe essere utilizzata meglio, destinandola “alle famiglie sul territorio se le stesse, adeguatamente preparate tramite il coinvolgimento del mondo associativo, verranno chiamate a concorrere all’ordinaria accoglienza dei profughi, dando un seguito effettivo alle ipotesi finora sperimentali – spiega il rapporto -. Ne potra’ conseguire per i nuovi arrivati un miglioramento a livello di vitto, alloggio, pratica dell’italiano e conoscenza del contesto, mentre nello stesso tempo si potra’ dare l’avvio alla piu’ efficace strategia di sensibilizzazione dell’opinione pubblica”.
Al coinvolgimento sociale, spiega il rapporto, serve anche una programmazione efficace che riguardi l’inserimento lavorativo dei cittadini stranieri arrivati in Italia negli ultimi anni e non necessariamente in cerca di lavoro. Una programmazione efficace che per il Dossier e’ “mancata anche nel passato come attestano le sette regolarizzazioni varate fino ad oggi (1986, 1990, 1995, 1998, 2002, 2009, 2012) e i decreti flussi annuali paragonabili a regolarizzazioni mascherate di persone gia’ presenti in Italia”.
Oltre un milione di cittadini italiani di origine straniera. A fine 2015, sono stati registrati 1 milione e 150mila i cittadini italiani di origine straniera residenti nel nostro Paese. Alla stessa data sono 2.425.000 le famiglie con almeno un componente straniero, in tre quarti dei casi sono composte esclusivamente da stranieri. . Nel 2015 sono 72.000 i nuovi nati da genitori entrambi stranieri, circa un settimo di tutte le nascite dell’anno e nelle anagrafi comunali si sono registrati 250.000 cittadini stranieri in arrivo dall’estero. Si contano poi quasi 45.000 cittadini stranieri che si sono trasferiti all’estero e 178.000 che hanno acquisito la cittadinanza italiana.
Più cristiani che musulmani fra gl’immigrati in Italia. Ci sono più cristiani, in particolare ortodossi e cattolici, che musulmani, tra gli immigrati residenti in Italia. E’ la stima del Dossier Statistico Immigrazione. Gli immigrati cristiani, al 31 dicembre del 2015, sono 2.704.000 (53,8%), dei quali 1.541.000 ortodossi, provenienti prevalentemente da Romania, Ucraina e Moldova, 908.000 cattolici e 255.000 protestanti e aderenti ad altre confessioni. Gli immigrati musulmani sono un milione e seicentomila (32%), provenienti prevalentemente da Marocco, Albania, Bangladesh, Pakistan, Egitto, Tunisia. Gli immigrati “atei o agnostici” sono 227mila (4,5%), quelli induisti sono 149mila (3%), i buddhisti sono 111mila (2,2%), 78mila professano altre religioni orientali (1,6%), 56mila religioni tradizionali (animisti), pari all’1,1%, e infine 85mila (1,7%) non sono classificati.