E’ al vaglio della Camera e, se approvato, presto consentirà di ridurre gli sprechi alimentari della macroproduzione grazie a incentivi e stimoli fiscali. Il disegno di legge “antispreco” italiano arriva all’indomani della normativa francese che vuole eliminare il “gaspillage alimentaire” (ovvero lo sperpero di cibo). Due testi diversi, che riflettono due differenti meccanismi di azione analizzati durante il convegno promosso dall’università di Pisa “Cotto e Sprecato”. “Rispetto alla legge francese che si basa sulla penalizzazione, quella italiana punta sugli incentivi e sulla semplificazione burocratica, permettendo di superare le difficoltà che molti donatori attulamente incontrano – spiega Eleonora Sirsi – docente di diritto agroalimentare dell’università di Pisa – la regolamentazione d’oltralpe, invece, rende obbligatorio il ricorso a una convenzione tra un distributore di derrate alimentari e un’associazione caritativa, prevedendo delle sanzioni per evitare la distruzione volontaria delle derrate alimentari ancora consumabili da parte del commercio al dettaglio”.
Uno stampo maggiormente deterrente, quindi, differenzierebbe la normativa francese da quella italiana, che si basa su uno stimolo imprenditoriale a donare e sulla rimozione degli eccessivi formalismi fino a ora attivi. “Il testo al vaglio della Camera è abbastanza complesso, perché implica normative sulla sicurezza alimentare – continua la docente – certo, è indubbiamente un grande passo avanti per la lotta allo spreco“. Combattere gli sperperi alimentari significa anche iniziare ogni cittadino a delle buone pratiche di utilizzo e reimpiego delle risorse. “Ragionare sullo spreco come sobrietà e come uso razionale del cibo è fondamentale, ma in prima battuta bisogna agire sull’educazione individuale – commenta Gianluca Brunori, docente di politica alimentare dell’Università di Pisa – una formazione sulle buone pratiche alimentari potrebbe essere la chiave di volta per abbattere lo spreco”.
A Pisa una realtà che si oppone allo sperpero di cibo e promuove la rieducazione allo spreco è la Cittadella della Solidarietà, l’emporio della Caritas pisana dedicato ai poveri della città. “La Cittadella nasce come risposta al bisogno alimentare e come luogo di lotta allo spreco: recupera i pasti non consumati dalle mense universitarie e del Cnr, i prodotti in scadenza dei supermercati, e tutte le donazioni dei benefattori redistribuendole alle famiglie bisognose – afferma don Emanuele Morelli, direttore della Caritas diocesana di Pisa – certo è che per portare a zero lo sperpero di cibo bisogna intervenire sui comportamenti del singolo, ma anche sull’operato delle aziende e sulla loro produzione”.