Primo aiuto, centri di comunità e sviluppo socio-economico. Emergenza terremoto: le priorità delle azioni di prossimità delle Caritas diocesane. Il primo provvisorio rendiconto

Le scosse del 26 e del 30 Ottobre 2016 hanno acuito ulteriormente i danni causati dal sisma del 24 agosto 2016, ridisegnando la geografia delle zone terremotate ampliando e modificando la prospettiva della attenzione e conseguente azione di Caritas Italiana. Il sisma e la neve del 18 gennaio 2017 hanno ancora danneggiato località già precedentemente colpite, soprattutto sul fronte abruzzese.

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Se i paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 24 agosto (primo cratere) erano 63, le scosse degli eventi sismici di ottobre hanno più che raddoppiato i comuni con gravi danni strutturali: in totale la Protezione Civile Nazionale ha identificato 131 comuni con danni rilevanti (15 in Umbria, 87 nelle Marche, 15 nel Lazio e 14 in Abruzzo).

Undici le diocesi coinvolte dagli eventi che si sono susseguiti in questi mesi: nel Lazio, la Diocesi di Rieti; in Umbria, Spoleto-Norcia; nelle Marche, Ascoli Piceno, Camerino-San Severino Marche, Fabriano-Matelica, Fermo, Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia, San Benedetto del Tronto- Ripatransone-Montalto;in Abruzzo, Teramo-Atri, L’Aquila e Pescara-Penne. Quelle di Rieti e di Ascoli Piceno sono quelle dove il terremoto è stato maggiormente distruttivo causando anche un elevatissimo numero di vittime (248 nella Diocesi di Rieti, 51 in quella di Ascoli Piceno); per le intense nevicate di gennaio, vittime si sono purtroppo registrate anche nelle diocesi di Teramo e Pescara (29 morti nell’Hotel Rigopiano).

L’AZIONE DI PROSSIMITÀ DELLE CHIESE COLPITE DAL TERREMOTO

Nonostante le difficoltà legate ad un contesto che variava quasi quotidianamente, si è avviata da subito l’azione di prossimità verso le diocesi colpite dagli eventi emergenziali, che si sono organizzate per rispondere tempestivamente ed efficacemente ai nuovi bisogni creati dal terremoto, rafforzando le equipe Caritas, potenziando i centri di ascolto nei luoghi di vita delle popolazioni colpite, stipulando ove possibile sinergie e connessioni con altri uffici e realtà diocesane (Pastorale Giovanile, Progetto Policoro…).

In breve gli obiettivi e le modalità operative già avviate da parte di tutte le Caritas Diocesane colpite: coordinamento generale degli interventi; individuazione e monitoraggio costante dei bisogni; aiuto d’urgenza; organizzazione tecnico–logistica; collegamento e coordinamento ecclesiale; collegamento con la realtà civile.

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I PROGETTI CONCRETI

Tutte le Caritas diocesane impegnate nei territori hanno fin dai primi giorni garantito azioni di ascolto con particolare attenzione alle fasce più deboli, accompagnamento psicologico e religioso, accanto a interventi diretti con risposte ai bisogni primari, contributi al reddito, fornitura diretta di beni (generi alimentari, casalinghi, piccoli arredi…) per sostenere le famiglie che hanno deciso di non lasciare quei territori. In alcuni casi, si è anche provveduto a mettere a disposizione di situazioni familiari particolarmente fragili roulotte, camper e container ad uso abitativo.

Sono molte le iniziative di animazione attivate dalle diocesi: oltre alle numerose attività di prossimità negli alberghi della costa marchigiana e abruzzese e del Lago Trasimeno dove sono stati trasferiti i residenti dei centri maggiormente colpiti, con iniziative – soprattutto destinate a minori, anziani, ammalati – condivise tra le diocesi ospitanti e quelle di provenienza, come ad esempio le attività strutturate di doposcuola ed animazione giovanile avviate dalla Diocesi di Ascoli Piceno a favore dei giovani di Arquata, Acquasanta e Montegallo.

Le stesse attenzioni di ascolto, accompagnamento, verifica dei bisogni sono state attivate anche verso le famiglie delle vittime che risiedono in altri comuni (numerose quelle presenti nell’area romana) attraverso le caritas diocesane di provenienza.

Dal punto di vista strutturale, per riannodare fin da subito relazioni e rapporti comunitari, si è dato prontamente avvio ad un programma di realizzazione di strutture polifunzionali (“Centri di comunità”), il primo dei quali è stato inaugurato ad Amatrice il 24 novembre 2016, a meno di cento giorni dal sisma.

In tutte le zone colpite, dopo un monitoraggio dei bisogni a carattere sociale ed economico, si stanno realizzando interventi mirati per la ripresa delle attività produttive, soprattutto nelle aree rurali (es. attrezzature per allevatori o agricoltori, tunnel agricoli destinati al bestiame, mangimi e foraggi, interventi strutturali per la ripresa della produzione, trasformazione e vendita dei prodotti tipici (come formaggi, salumi, legumi…).

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UN PRIMO RENDICONTO

Relativamente alle risorse, grazie alla colletta nazionale del 18 settembre e alla generosa risposta  solidale, sono finora pervenuti a Caritas Italiana circa 25,6 milioni di euro, di cui un milione messo a disposizione direttamente dalla CEI e circa 15 milioni provenienti dalle diocesi.

Le risorse vengono utilizzate attraverso l’implementazione di specifici programmi (primo aiuto, realizzazione di strutture comunitarie, sviluppo sociale ed economico dei territori) con una distribuzione territoriale nelle varie diocesi proporzionale ai danni subiti, al numero delle vittime/sfollati, alle situazioni di maggiore criticità, considerando anche le eventuali risorse ecclesiali presenti/raccolte direttamente dalle Diocesi colpite.

Questo il piano a livello generale:

A) EMERGENZA e PRIMO AIUTO 1.000.000 €
Sostegno immeditato alle Diocesi colpite utilizzando il milione di euro messo a disposizione
dalla CEI vincolato all’utilizzo (e successiva rendicontazione) per:
interventi diretti a favore degli sfollati (es. acquisto beni primari);
potenziamento di servizi di ascolto, socializzazione, animazione delle comunità;
interventi a carattere comunitario (es. posizionamento di strutture provvisorie leggere
per aggregazione e socializzazione, ottenuti i relativi permessi);
presenza costante sui territori di propri operatori qualificati con ruolo di coordinamento a livello diocesano.

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B) INTERVENTI STRUTTURALI / CENTRI DI COMUNITÀ 17.000.000 €
Realizzazione in tutte le Diocesi maggiormente colpite di strutture socio-pastorali
denominati “Centri di comunità” caratterizzate da saloni multifunzionali e spazi di servizio, pensati come luoghi di aggregazione e di promozione delle attività pastorali, sociali, culturali e ricreative per favorire le relazioni necessarie alla costruzione di un tessuto sociale sempre più ispirato alla solidarietà, alla condivisione e alla partecipazione.
C) PROGETTI SOCIALI e di SVILUPPO ECONOMICO 7.000.000 €
Sostegno alle attività economiche attraverso microcredito alla produzione, alla
valorizzazione del prodotto (ad esempio, attivazione e sviluppo di reti di marketing territoriali), delle risorse umane e strutturali (come la formazione e informazione del personale), all’abbattimento dei costi di produzione; supporto strutturato ai bisogni delle famiglie (sussidio per l’acquisto di beni materiali di prima necessità, arredi per la casa…); sviluppo delle competenze e capacità lavorative che favoriscano il reinserimento e valorizzazione delle persone nel mondo del lavoro e nella propria attività commerciale…
L’eventuale disponibilità di ulteriori risorse economiche renderà possibile attivare ulteriori progettualità sia a carattere strutturale che socio-economico, secondo i bisogni che le Diocesi evidenzieranno.

I GEMELLAGGI

A partire dal mese di ottobre 2016, si è ritenuto opportuno attivare sui territori esperienze sostenibili di gemellaggio tra diocesi, secondo una consolidata esperienza che garantisce e garantirà il rispetto della soggettività e protagonismo delle Chiese locali colpite, con azioni di affiancamento e non di sovrapposizione o sostituzione, condivisi con Caritas Italiana attraverso specifici “Piani di prossimità”.

Per non sovrapporre gli interventi e le presenze, si è ritenuto necessario procedere con una suddivisione territoriale delle presenze a favore delle caritas colpite:

• Rieti: gemellata con le caritas del Lazio, Basilicata, Lombardia, Puglia, Toscana;
• Ascoli Piceno, Camerino, Fabriano, Fermo, Macerata, San Benedetto del Tronto: gemellate

con le caritas delle Marche, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte;

Spoleto-Norcia: gemellata con le Caritas di Umbria, Campania, Sardegna, Triveneto;
L’Aquila, Teramo, Pescara (quest’ultima, dopo gli eventi di gennaio): gemellate con le caritas di Abruzzo-Molise e Sicilia.

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LA PROGETTAZIONE SOCIALE

La fase della prima emergenza, di fatto, non può dirsi ancora conclusa essendo intrinsecamente legata alla precarietà delle persone terremotate. Tuttavia si è avviata la fase della progettazione sociale, che nasce dalla lettura più dettagliata dei bisogni e delle risorse di tipo pastorale, sociale ed economico dei territori.

Due gli strumenti specifici per dare conformità e unità d’intervento all’agire complessivo delle Caritas:

La mappatura, capace di mettere al centro non tanto i singoli progetti o i programmi socio-economici specifici, ma la comunità locale e le sue dinamiche, per favorire processi di partecipazione e di corresponsabilità;
L’analisi strutturale  condotta attraverso una lettura sistematica di tipo sociale, economico, socio-demografica delle province colpite dal terremoto (Rieti, Perugia, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata, L’Aquila, Teramo) con lo scopo di analizzare ed individuare elementi strutturali per giungere unitariamente alla definizione di linee progettuali prioritarie di sviluppo.
CONCLUDENDO

Il lavoro in corso è fondamentalmente un momento di “discernimento ecclesiale di tipo comunitario”. Lo scopo è quello di confrontarsi, riflettere, prendere coscienza come Chiesa, con stile sinodale, su quanto accaduto e sta accadendo in riferimento all’emergenza, per impostare collegialmente la ricaduta pastorale ed elaborare linee di intervento sociale condivise.
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