«Nel 2000 la comunità internazionale fissa gli “obiettivi di sviluppo del millennio” inserendo tra questi anche la riduzione di due terzi della mortalità infantile e la garanzia dell’istruzione primaria a tutti i bambini del mondo entro il 2015. Per riuscirvi servirebbero 80 miliardi aggiuntivi a quanto già versato, una cifra ragguardevole almeno fino a che non si realizza che fra il 2008 e il 2011 ne sono stati spesi 4.700 per salvare le banche». E’ partita da questi dato la riflessione di Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale “Responsabilità Etica” e autore di “Dobbiamo restituire fiducia ai mercati? Falso”, un volume edito da Laterza e che si propone di svelare l’impatto della speculazione finanziaria sulla vita di ogni cittadino. Lo ha fatto nel corso di una mattinata di lavoro promossa nella sala Pio X della Curia Arcivescovile congiuntamente dalla Caritas di Pisa e da First-Cisl, il sindacato di categoria nato pochi mesi fa a cui ha aderito anche il comparto dei bancari.
«Ottanta miliardi per salvare milioni di vite umane non si riescono a trovare, ma 4.700 per i responsabili delle peggiori crisi degli ultimi decenni vengono versati senza battere ciglio» ha ribadito Baranes per sottolineare le storture di un sistema in cui «da un lato abbiamo una montagna di soldi alla disperata ricerca di sbocchi d’investimento e dall’altro una montagna altrettanto alta di bisogni che non sono soddisfatti: volete sapere come è possibile – ha proseguito il presidente di “Responsabilità Etica” – che di fronte a sterminati capitali che girano vorticosamente 24 ore su 24, in Italia le piccole imprese e gli artigiani siano praticamente strangolati dalla mancanza di accesso al credito? Semplice: la finanza non riesce a far incontrare chi ha i soldi con chi ne ha bisogno, ovvero non fa l’unica cosa che dovrebbe fare». Il nodo, infatti, è rimettere le cose al loro posto: «La finanza torni ad essere uno strumento al servizio dell’economia e della società e non un fine in sé stessa per fare soldi dai soldi nel più breve tempo possibile». Per Baranes è possibile: «Alcune proposte in campo che vanno in quella direzione ci sono già: Un esempio? La Ttf, una tassa dello 0,05% su tutte le transazioni finanziarie: il tasso minimo non avrebbe impatto sulle operazioni normali, ma inciderebbe tantissimo su chi specula». E il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli e Corrado Giani di First-Cisl concordano. A patto, però, «di allungare lo sguardo verso orizzonti più ampi dell’operatività quotidiana e di non temere di denunciare le ingiustizie».