Roma, martedi 7 agosto 2017 -Il 24 agosto del 2016 la prima di una serie di scosse che hanno seminato morte e distruzione in intere aree dell’Appennino e dell’Italia centrale. “Dopo un anno centri storici fantasma, la ricostruzione che non decolla, detriti e paure ancora da rimuovere: eppure le popolazioni locali sono tenaci. Molti vogliono ripartire dalla loro terra: da borghi restaurati, comunità ritessute, radici storiche rivitalizzate, agricoltura, allevamento e turismo di qualità” si legge in una nota diffusa nei giorni scorsi da Caritas Italiana.
La realtà ecclesiale – la Conferenza episcopale italiana e i suoi organismi, tra cui Caritas Italiana - cerca di sviluppare scelte che guardano al futuro, delineando modi certi per contribuire alla ricostruzione delle comunità, fondata sull’identità di queste popolazioni, che vanno rese protagoniste delle scelte. Grazie alla colletta nazionale del 18 settembre 2016 e a numerose altre donazioni, sono finora pervenuti a Caritas Italiana oltre 26 milioni di euro, incluso 1 milione messo subito a disposizione dalla Cei. Oltre due terzi sono stati già spesi o impegnati per aiuti d’urgenza, costruzioni, progettazione sociale e sostegno alle delegazioni gemellate. Secondo una consolidata esperienza, sono stati promossi gemellaggi tra località terremotate e delegazioni regionali Caritas. Contemporaneamente, Caritas Italiana si è attivata nella costruzione di luoghi polifunzionali, pensati per rendere possibili le attività religiose, culturali e aggregative delle comunità. In un anno, sono state realizzate o progettate in tutte le diocesi terremotate diverse tipologie di centri di comunità: container assemblati, prefabbricati metallici, strutture con fondamenta, in muratura, acciaio o legno.
Nella sola diocesi di Rieti, sono stati consegnati moduli abitativi a 45 famiglie di cui 12 allevatori. Ma gli interventi per gli allevatori e le piccole attività economiche vanno oltre le strutture: dopo i monitoraggi, tramite un ascolto itinerante, si stanno delineando interventi di supporto anche finanziario (prestiti, microcrediti) a progetti imprenditoriali condivisi perché costruiti insieme. Grande rilievo hanno anche gli interventi educativi e animativi, a cominciare dai campi di solidarietà, con particolare attenzione alla condizione di ragazzi e anziani, avviati un po’ ovunque nei territori terremotati.
Tutti gli interventi poggiano sul monitoraggio dei bisogni condotto da ogni diocesi, mentre è in ultimazione da parte di un’équipe universitaria l’analisi strutturale dei territori colpiti, per averne una conoscenza più completa, in modo da avviare processi mi