Firenze, sabato 17 novembre 2018 – Dal secondo Rapporto sulle povertà i(a questo link può essere scaricata la versione integrale del rapporto) in Toscana dell‘Osservatorio Sociale Regionale, emerge che la Toscana resiste meglio di altre regioni alla recessione economica prodotta dalla crisi. Ma 62.000 famiglie e 143.000 persone sono comunque in povertà assoluta. L’11% della popolazione è costituita da stranieri. I toscani stanno invecchiando: 2 anziani per ogni giovane 0-14. Aumentano le disuguaglianze tra generazioni e la fragilità dei nuclei familiari si riflette sulla povertà minorile e su quella alimentare.
Questa una sintesi del Rapporto
Nel confronto con il resto del paese, la Toscana presenta livelli di povertà assoluta di gran lunga inferiori alla media nazionale. La regione è nel 2016 la seconda, dopo il Trentino, con il più basso livello di famiglie in povertà assoluta, pari al 3,8%, contro una media nazionale del 7,3% e rispetto a regioni con condizioni economiche generali simili se non migliori, come il Veneto (4,5%) e la Lombardia (5,5%).
Il 3,8% delle famiglie toscane dunque sono in povertà assoluta (media Italia 7,3%): circa 62.000 famiglie e 143.000 individui, numeri raddoppiati rispetto al 2008 ma che nel confronto nazionale mettono in rilievo una buona capacità di resilienza rispetto alla crisi economica in corso. L’incidenza di povertà relativa in Toscana, in diminuzione e tradizionalmente inferiore a quella media italiana, è identificata al 2016 con un 3,6% di famiglie (circa 59mila) che hanno una spesa media per consumi al di sotto della soglia di povertà relativa (era 8,4% nel 2004 e 9,1% nel 2012): circa 1/3 della percentuale media nazionale (10,6%) e la più bassa tra le regioni. Nonostante si sia registrato nel 2017 un aumento della povertà relativa rispetto al 2016, resta comunque la metà del dato italiano (5,9% rispetto a 12,3%) e come miglioramento rispetto al periodo pre-crisi la Toscana è la terza regione in Italia.
La banca dati delle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU), pur con i suoi limiti, può essere utilizzata per misurare condizioni di particolare disagio economico a livello territoriale. Una soglia di ISEE al di sotto della quale una famiglia può essere considerata in condizioni economiche disagiate è quella di 6.000 euro, utilizzata anche per il Reddito di Inclusione (insieme alla soglia di 3.000 euro di ISRE): nel 2017 in Toscana hanno attestato un ISEE inferiore a 6.000 euro circa 94 mila nuclei familiari, corrispondenti al 6% della popolazione, pari a 261 mila individui.
In Toscana ci sono 3,7 milioni di residenti (408.000 sono stranieri, l’11% della popolazione), che stanno invecchiando (1/4 sono anziani e ci sono 2 anziani per ogni giovane 0-14 anni) e che vivono in famiglie sempre più piccole (2,25 componenti medi), inedite (dominano le famiglie unipersonali, crescono le coppie senza figli e le monogenitore, diminuiscono le coppie con figli) e instabili (diminuiscono i matrimoni e aumentano separazioni e divorzi).
La povertà è aumentata soprattutto per le famiglie con componenti in età da lavoro e con figli, mentre sembra aver risparmiato le famiglie con capofamiglia in pensione. Le tipologie familiari più colpite sono le numerose, le monogenitore, quelle con capofamiglia under 35, straniero o con titolo di studio basso. L’incidenza è massima in caso di disoccupazione, ma nel 43% delle famiglie povere il capofamiglia lavora.
Aumento delle disuguaglianze intergenerazionali
Migliorano mercato del lavoro (8,5%di disoccupazione contro il 13,2% nazionale), livelli di istruzione (abbandoni scolastici al 11,5% e laureati 30-34enni al 29%) e fenomeno
giovani NEET, Not in education, employment or training (16,7% in Toscana contro il 24% in Italia), anche se resta ancora un gap da colmare rispetto agli standard europei. Sembrano allargarsi le disuguaglianze intergenerazionali, tra coloro che hanno un reddito e una serie di sicurezze sociali in grado di proteggerli dai possibili percorsi di impoverimento (pensionati o lavoratori a tempo indeterminato di lungo corso) e coloro che, al contrario, non li hanno (giovani precari, giovani senza lavoro o in entrata
nel mercato del lavoro).
Fragilità dei nuclei familiari si riflette sulla povertà minorile…
Questa generalizzata maggiore vulnerabilità delle famiglie determina svantaggi che espongono bambini e ragazzi al rischio di deprivazione e di povertà. Il sostegno socio
educativo domiciliare è la principale risposta da parte delle istituzioni alle situazioni di negligenza genitoriale: 3.066 nuclei familiari e 3.760 minori coinvolti.
…e sulla povertà alimentare
La povertà alimentare, che in passato riguardava in maniera pressoché esclusiva la marginalità estrema, è uno dei volti più “nuovi” dei processi di impoverimento in Toscana: nel 2016 sono state circa 54.500 le famiglie toscane che per alcuni periodi dell’anno non hanno avuto il denaro per acquistare il cibo necessario.
Il Sistema per l’Inclusione attiva e il Reddito di Inclusione
Le domande SIA presentate in Toscana nel biennio 2016-17 sono state 14.418 con un andamento assimilabile alla tendenza nazionale, mentre nei primi sette mesi di applicazione del REI i 288 punti di accesso presenti sul territorio regionale hanno ricevuto 20.629 domande. Non tutte le domande ricevute sono state accettate: il 53% sono state respinte per mancanza dei requisiti di accesso, il 2% risultano sospese, il 7% ancora in attesa di risposta.
Bisogni sempre più complessi che necessitano un’indagine specifica dedicata ai beneficiari
Il bisogno complesso (multidimensionale) con i bisogni di intervento specialistico (SerD, Salute Mentale, Specialistico-altri) ha costituito il 34% del totale, superiore al 26% del bisogno lavorativo. Significativa è stata anche la consistente percentuale relativa al bisogno sociale semplice (40%). Si tratta di un ampio arco di bisogni, rispetto al quale diventa ora cruciale misurare l’impatto sulle condizioni dei beneficiari.